11 novembre 2010

Il Commento del prof. Beltrutti sull’attacco terroristico alla cattedrale caldea di Saydet el-Najat (Baghdad).

Riportiamo qui il commento del prof. Diego Beltrutti, Gran Priore del VEOSPSS, l’Ordine dei Cavalieri Bianchi di Seborga, rilasciato subito dopo i tragici fatti avvenuti nella cattedrale caldea di Saydet el-Najatuna di Baghdad ove un gruppo di terroristi iracheni legati ad Al Qaeda, ha compiuto un attacco culminato poi con la morte di 47 fedeli, (oltre a sette poliziotti e cinque terroristi).

«È un grande dolore perché è stato un atto disumano; neppure agli animali si fanno di queste cose»: credo che queste parole, pronunciate dal Vescovo caldeo di Baghdad, Shlimoune Wardouni, siano una sintesi di cosa sta avvenendo in Iraq.
Qui si trovano uomini che, mimetizzati e riparati da una nobile parola come quella di Allah, si comportano in modo truculento.
Il bagno di sangue, conseguente all’irruzione dei terroristi di Al Qaeda nella cattedrale caldea di Saydet el-Najat (Nostra Signora del Perpetuo Soccorso) in Baghdad non ha, non può, e non potrà mai avere alcuna giustificazione. Queste sono azioni che vanno bloccate, sradicate dal consesso umano.

D.: Oggi, come giudica la situazione dei cristiani in Medio Oriente?
R.: Negli ultimi sette anni, in seguito alle minacce, agli attentati ed alle continue vessazioni, sono fuggiti dall’Iraq almeno 300.000 caldei. «Altri fuggiranno a breve» ha affermato Pius Kasha, vicario della chiesa siro-cattolica. Questa vicenda è doppiamente tragica.
Il primo punto su cui riflettere è «come è potuto succedere»? Come è potuto succedere che terroristi islamici, vestiti con uniformi militari, siano penetrati in chiesa nel bel mezzo di una funzione eucaristica.
Padre Wasim Sabieh e padre Thaier Saad Abdal sono stati uccisi in modo spietato, con un colpo alla nuca, mentre i fedeli fuggivano terrorizzati.
Come hanno potuto sparare sui religiosi e sulla folla?
Il fatto poi che i terroristi abbiano cercato di giustificare il loro vile atto definendolo: «una ritorsione per due mogli di sacerdoti imprigionate in monasteri perché convertite all’Islam» non basta.
Per alcuni terroristi islamici quest'uomo era colpevole per il solo fatto di pregare pacificamente il Dio dei Cristiani.

D.: Gran Priore, Lei ha accennato a due punti ma non ci ha detto il secondo.
R.: Il secondo punto negativo è come questa immane tragedia si sia svolta nella più totale indifferenza.
Sono passati giorni, ma non ho letto sui giornali lo sdegno provenire dal mondo arabo, né parole di ferma condanna dalle comunità islamiche operanti in Italia.
In questi casi io spesso faccio un gioco: mi immagino che cosa sarebbe successo se un gruppo di ipotetici terroristi cristiani avesse fatto irruzione in una moschea a Riad, magari durante il Ramadan o se un gruppo arabo avesse fatto irruzione in una sinagoga a Gerusalemme.
Ho la sensazione che il mondo cristiano venga da molti considerato il ventre molle delle culture che si affacciano sul mediterraneo: facili bersagli, successive parole di biasimo del tipo “non fatelo più”. Ritorsioni zero.
 
D.: Ma non tutti gli islamici sostengono la jihad, né sono terroristi!
R.: Certamente e fortunatamente vi sono islamici di pasta differente.
«Non in nome dell’Islam si possono compiere attentati», ha affermato il vicepresidente del Consiglio superiore sciita, Abdel Amir Kabalan, «l’Islam condanna ogni attentato o aggressione contro la persona umana».
Purtroppo tali voci sono piccoli rumori nel deserto. Per i cristiani le difficoltà della vita in Iraq non sono un caso.
Secondo Yusef Mirkis, capo della chiesa domenicana in Iraq, «questa era un’operazione pianificata da molto tempo; basta guardare gli esplosivi e le armi e si capisce che non poteva essere organizzata in un paio di giorni».

D. Quali prospettive vede per il futuro?
R.: Quando penso che un uomo pio e santo come Bernard de Clairvaux, dottore della chiesa, ormai esasperato dalla assoluta sordità del mondo islamico di fronte alle proteste per i continui massacri di pellegrini, di fedeli inermi, la cui unica colpa era quella di andare a pregare a Gerusalemme, giungeva a teorizzare il concetto di “malecidio”, comprendo l’attualità ed il ruolo del nostro Ordine.