30 giugno 2014

INTERVENTO DI REMO FERRARI, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI PRIORI



Pubblichiamo qui di seguito una nota ricevuta da Remo Ferrari, Presidente del Consiglio dei Priori, l'organo legislativo del Principato:

Egregio Direttore,
confidando nella Sua disponibilità e nella speranza che queste poche righe vengano pubblicate, mi permetto proporLe, in merito alle vicende Seborghine, alcune considerazioni.

Ad onor del vero, più che di considerazioni, quanto in appresso, vuol essere un amaro sfogo ed una denuncia del clima di malessere venutosi a creare nell’ambito, non solo del Principato di Seborga, ma tra i Seborghini stessi, i quali , a suo tempo, votarono in maniera democratica ed in ottemperanza degli statuti dettati da S.A.S Giorgio I, al secolo Giorgio Carbone, l’attuale rappresentante del Principato S.A.S Marcello I, al secolo Marcello Menegatto.

Quando mi riferisco ai Seborghini , intendo i Seborghini veri, quelli che di generazione in generazione costituiscono la popolazione autoctona di questa nostra terra, gente semplice, magari neanche tanto istruita ma ricca di quella umile caparbietà che a colpi di mazza, vanga e “magaglio” ci ha lasciato in eredità tutto ciò che vediamo intorno: dalle fasce rubate alla collina con certosino sacrificio, alle antiche pietre alle quali quotidianamente ci appoggiamo passeggiando per i carrugi del borgo.

Gente Ligure, dura e un po’ chiusa; forse un po’ ostica e sospettosa nei confronti del  “foresto” ma generosa nell’animo ed immensamente orgogliosa delle sue radici.

Tutto questo il buon Giorgio lo sapeva e - a difesa di questo retaggio - aveva istituito la figura dei rappresentanti del popolo, costituiti dai Priori, capi famiglia che per retaggio generazionale ne erano e sono i portavoce
.
E’ indubbio l’imput che Giorgio Carbone ha dato nel far conoscere in tutto il mondo Seborga e la sua storia e, pur non volendo entrare nel merito, è indiscutibile l’impegno che lo stesso ha profuso per ottenerne il riconoscimento di indipendenza lasciandone, in eredità, l’incombenza a chi gli è succeduto.

E’ per questo che a suo tempo il Sig. Giorgio Carbone fu acclamato a gran voce dal popolo Seborghino (quello vero !) Principe di Seborga.

Ed è altrettanto inconfutabile e fisiologico che Giorgio I, per raggiungere le mete prefissate, si sia avvalso di personaggi esterni che, con grande entusiasmo, lo hanno supportato sia dal punto di vista costituzionale, sia storico che mediatico ed è grazie anche a loro che il “Sogno Seborghino” ha proceduto sino ad oggi e di questo noi Umili Seborghini, siamo riconoscenti. Ma come in ogni bella storia, seppur pregna di elevati intenti, emergono inesorabilmente i risvolti meno nobili della medaglia.

Il fenomeno mediatico “Seborga“ ha attirato sì, negli anni, sempre più consistenti frotte di turisti e curiosi ma, insieme ad alcuni “addetti ai lavori” mossi da onesti entusiasmi e sani intenti si sono, ricorrentemente, infiltrati personaggi di dubbia attendibilità attirati da prospettive ed interessi che ben poco hanno a che fare con la sacralità delle vicende storiche del Castrum Sepulcri.

Alla morte di Giorgio Carbone (per noi Seborghini, Giorgio I) abbiamo assistito ad una sistematica e bassa campagna denigratoria nei confronti di colui che - ripeto - democraticamente è stato scelto a succedergli, insieme ai suoi ministri, da quel popolo che Giorgio definiva Sovrano.

Siamo stati testimoni di lotte intestine tra pseudo cavalierati che invece di rappresentare e difendere il Principe ed il suo popolo si sono sparsi fuori dai confini dello Storico Principato costituendosi, fuori da detti confini, in associazioni, a parer loro, regolarmente costituite, associazioni notoriamente da sempre aborrite dal defunto Principe.

Sempre in nome della Sacralità e dell’aura esoterico/mistica che sprigiona da Seborga la stessa è diventata sede di Sette di ispirazione Mariana attualmente oggetto di denuncie da parte di ex adepti, riemersi dal vortice del plagio e poste sotto inchiesta dalle forze dell’ordine; nonché di movimenti e/o neosette Templari capitanati più che da Gran Maestri, da Guru e predicatori di discutibile connotazione e limpidezza i quali, sempre in nome della Sacralità di cui sopra ed una molto personale interpretazione della religione Cristiana propinata ai loro adepti mista ad una spiccata e nostalgica predilezione per opinabili titoli nobiliari offendono e distorgono in maniera blasfema la memoria degli antichi e veri Cavalieri Templari.

Da far pensare che questa “moda dilagante di Templarismo a tutti i costi “ abbia fatto rivoltare, negli ultimi tempi e più di una volta, nella tomba il buon Jacques de Molay.

Tornando, infine, alla realtà Seborghina quella che più mi stupisce e mi fa specie e la notizia apparsa sul Blog in cui noi Seborghini siamo diventati sudditi di un certo Signor “Massimiliano I”, anch’esso collezionista di Titoli Nobiliari ed acclamato principe (scusatemi ma non me la sento di scriverlo con la p maiuscola) da questi signori di cui si è fatto menzione in precedenza.

A questo punto a noi umili villici, disarmati di fronte a tanta nobiltà e saccenterìa, viene spontaneo domandarci: a cosa sono serviti gli statuti redatti dal caro Giorgio I, aggiornati dall’attuale reggente Marcello I e dai suoi ministri ed infine approvati dai Priori rappresentanti del Popolo?

A cosa porterà questa dilagante pandemia di sedicenti “Principi di Seborga” autonominatisi grazie
all’ausilio di fantasiose congreghe, sia ben chiaro, non riconosciute dall’attuale Governo del Principato.

Non sarà che il 20 Agosto, Festa di san Bernardo, invece che festeggiare il Nostro Principe Marcello I, dovremo assistere alla sfilata dei vari pseudo “principi” di Seborga che nell ’infrattempo saranno stati eletti in altre sedi da altrettanti personaggi frustrati ed incattiviti solo perche esclusi dalle attenzioni dei veri villici di Seborga?

Non sarebbe meglio che il tanto decantato “Grande Segreto” rimanesse a riposare custodito dalla sacralità dei luoghi e da quei Seborghini che da secoli, per diritto dinastico, ne sono i custodi?

Una cosa è certa: comunque siano le cose, il Popolo Seborghino vuol vivere coi piedi per terra, orgoglioso custode della propria identità e delle proprie radici, e non condizionato dalle farneticanti e strampalate mire di personaggi che, dietro a motivazioni pseudo religiose, nascondono interessi tutt’altro che sacrali.

Remo Ferrari
Il Capo dei Priori