Nella preistoria più antica il territorio del Piemonte ligure è popolato dall'uomo di Cro Magnon; nel periodo neolitico, intorno a 5000 anni or sono, un abitante del luogo che oggi è Seborga scolpisce un idolo in pietra, mentre altri scheggiano pietre minuscole per trarne strumenti.
In quel periodo l'uomo si è diffuso anche alle isole, dalle Baleari a Malta al Peloponneso ed in tutto il Mediterraneo.
Da un milione d'anni l'uomo abita questa zona, questa Provenza Ligure, dotata di un clima privilegiato che egli ha consentito di superare indenne le glaciazioni. Un popolamento ligure, sempre insediato nei nostri monti, formato da rudi, forti, pazienti uomini che incredibilmente amano queste pietre, questa terra arida e povera.
Verso la fine dell'età del Bronzo, nel 1250'1300 avanti Cristo, una piccola tribù, appartenente al mondo celtico e proveniente dall'est euro-asiatico, supera lo sbarramento delle Alpi marittime, scende lungo lo spartacque che dal monte Marguareis scende al mare a Bordighera ed occupa il versante di ponente della montagna. Nei monti e sempre sul lato del ponente vengono sepolti, in grandi tumuli, alcuni personaggi, tra le numerose altre, una sepoltura dà il nome a questo luogo di Seborga.
Il territorio occupato, diviso in quattro paesi (oggi Castelvittorio, Baiardo, Perinaldo e Seborga) è governato da otto uomini, due per paese, che eleggono un loro “capo”. Gli otto fedeli ed i loro discendenti si insediano in questi luoghi e presso la tomba principale, la custodiscono, la difendono, ne fanno ragion di vita per mille e più anni.
Questa tradizione, di otto più uno, si ritroverà per i millenni successivi, fino alle regole della Paupera Militia Christi di San Bernardo ed all'Ordine che ne porta il nome. I discendenti della tribù originaria, con qualche difficoltà, si inseriscono tra la popolazione ligure e, in parte, ne adottano la lingua e le usanze, conservando molte delle proprie. Uno dei vocaboli che accettano, proprio della lingua paleomediterranea, è il nome che viene attribuito al luogo: Sepulcrum.
Questo nome conferirà al paese una veste ed una funzione sacrale mai perduta o dimenticata.
Le guerre Romano-Liguri non vedono alcun coinvolgimento degli antenati dei Seborghini di oggi, indifferenti all’oggetto della vertenza: ufficialmente la creazione di una strada litoranea che congiunga Roma con Marsiglia, ma praticamente l'assoggettamento dei Liguri a Roma.
Si giunge così all'età di Gesù Cristo e del cristianesimo primitivo con tutta la assurda questione dei fratelli di Gesù, che con tutta probabilità interessa direttamente Seborga.
E` ampliamente documentata la particolare predilezione dei Giudei per la zona ligure-provenzale; gli stessi romani confermano questa linea di contatto, esiliando nella valle del Rodano e nelle zone circostanti i Giudei rivoltosi ed insofferenti della dominazione romana.
Con la crocifissione di Cristo, inizia la diaspora dei cristiani in varie parti del mondo e, appunto, nelle nostre montagne, dove costoro incontrano i discendenti della tribù celtica.
Le due religioni hanno grandi e fondamentali punti di contatto, tra i quali è facile ricordare l'unicità di Dio, l'immortalità dell'anima, un mondo intermedio nel quale, dopo la morte del corpo, l'anima viene pesata, il rispetto per i santi patroni, il rifiuto delle rappresentazioni sacre (l'iconoclastia), l'amore fraterno per tutti, la tolleranza verso le altre forme religiose, ma anche una particolare predilezione per la sacralità dei numeri tre ed otto.
A questo punto però scatta un meccanismo, non ancora chiarito nella sua essenza concreta ma legato certamente al nome del luogo: il paese diviene “IL SEPOLCRO”: qui viene trasportata una Reliquia di tale importanza e sacralità che neppure si può nominare. Da questo momento in avanti, per duemila anni, il luogo di Seborga diviene sacro, nessun esercito lo conquista, nessuno stato lo ambisce, nessun sovrano lo pretende, neppure lo si vuole nominare!
Con il trascorrere dei secoli queste particolarità restano intatte e la fama di Seborga, sempre coesistente con la segretezza della sua localizzazione, si diffonde nel mondo cristiano ma - si direbbe - solo ai livelli più alti. Persiste il particolare rapporto tra il paese e la Provenza orientale, e si assiste ad un periodo costellato da invasioni, distruzioni, saccheggi; Seborga è sempre salvaguardata, nessuno la tocca.
L'intervento di Ludovico il Pio e la creazione formale del Principato Imperiale, con la nomina del vescovo Claudio quale primo Principe, consente, attraverso le carte e pergamene giunte fino a noi, di scrivere una storia documentata e provata. Qualche difficoltà di lettura non impedisce di accertare lo stato delle cose e dei luoghi, consolidato con la “donazione” di Guidone; si riafferma la natura religiosa, anche se apparentemente eretica - si pensi a San Cassiano e allo stesso San Bernardo - di Seborga con la venuta di rifugiati Catari.
Senza avvertire il trascorrere dei secoli, si giunge alla seconda metà del seicento, con la coniazione delle monete del Principato e l'incredibile storia della “vendita” dello stesso alla Famiglia Savoia. Anche allora gli sconvolgimenti europei neppure sfiorano il millenario Principato, che si riafferma estraneo alle vertenze terrene, sempre accuratamente ignorato per la sua natura essenzialmente religiosa.
Ed ecco, per finire, la invenzione del regno d'Italia, la caduta della monarchia, il brevissimo intervallo di incertezza e, nel 1963, l'elezione del Principe, S.A.S. Giorgio I, riconfermata (unitamente all'adozione degli Statuti Generali) il 23 aprile 1995.
Il brevissimo ripasso è così concluso, ma restano da spiegare almeno alcuni dei misteri incontrati durante il racconto: la fine dei documenti seborghini rastrellati da Genova, ovvero l'esatta definizione della Sacra reliquia sepolta, non si sa dove, nel Principato.
Un luogo ricco di vibrazioni eteree, di emanazioni sconosciute, di quel meraviglioso sentore che fa esclamare, a chi venga con animo puro ed oneste intenzioni: ecco, sono giunto, è qui che voglio vivere, questo è il mio mondo. L'incontro tra il più grande - l'Impero - ed il più piccolo - il Principato, questo luogo incredibile che non è mai stato sfiorato da guerre, conquiste, persecuzioni, terremoti, eserciti, dominatori.
Tutto ciò, molto più di questo è il Principato di Seborga.Rispettatelo, se lo merita, ne ha diritto.
In quel periodo l'uomo si è diffuso anche alle isole, dalle Baleari a Malta al Peloponneso ed in tutto il Mediterraneo.
Da un milione d'anni l'uomo abita questa zona, questa Provenza Ligure, dotata di un clima privilegiato che egli ha consentito di superare indenne le glaciazioni. Un popolamento ligure, sempre insediato nei nostri monti, formato da rudi, forti, pazienti uomini che incredibilmente amano queste pietre, questa terra arida e povera.
Verso la fine dell'età del Bronzo, nel 1250'1300 avanti Cristo, una piccola tribù, appartenente al mondo celtico e proveniente dall'est euro-asiatico, supera lo sbarramento delle Alpi marittime, scende lungo lo spartacque che dal monte Marguareis scende al mare a Bordighera ed occupa il versante di ponente della montagna. Nei monti e sempre sul lato del ponente vengono sepolti, in grandi tumuli, alcuni personaggi, tra le numerose altre, una sepoltura dà il nome a questo luogo di Seborga.
Il territorio occupato, diviso in quattro paesi (oggi Castelvittorio, Baiardo, Perinaldo e Seborga) è governato da otto uomini, due per paese, che eleggono un loro “capo”. Gli otto fedeli ed i loro discendenti si insediano in questi luoghi e presso la tomba principale, la custodiscono, la difendono, ne fanno ragion di vita per mille e più anni.
Questa tradizione, di otto più uno, si ritroverà per i millenni successivi, fino alle regole della Paupera Militia Christi di San Bernardo ed all'Ordine che ne porta il nome. I discendenti della tribù originaria, con qualche difficoltà, si inseriscono tra la popolazione ligure e, in parte, ne adottano la lingua e le usanze, conservando molte delle proprie. Uno dei vocaboli che accettano, proprio della lingua paleomediterranea, è il nome che viene attribuito al luogo: Sepulcrum.
Questo nome conferirà al paese una veste ed una funzione sacrale mai perduta o dimenticata.
Le guerre Romano-Liguri non vedono alcun coinvolgimento degli antenati dei Seborghini di oggi, indifferenti all’oggetto della vertenza: ufficialmente la creazione di una strada litoranea che congiunga Roma con Marsiglia, ma praticamente l'assoggettamento dei Liguri a Roma.
Si giunge così all'età di Gesù Cristo e del cristianesimo primitivo con tutta la assurda questione dei fratelli di Gesù, che con tutta probabilità interessa direttamente Seborga.
E` ampliamente documentata la particolare predilezione dei Giudei per la zona ligure-provenzale; gli stessi romani confermano questa linea di contatto, esiliando nella valle del Rodano e nelle zone circostanti i Giudei rivoltosi ed insofferenti della dominazione romana.
Con la crocifissione di Cristo, inizia la diaspora dei cristiani in varie parti del mondo e, appunto, nelle nostre montagne, dove costoro incontrano i discendenti della tribù celtica.
Le due religioni hanno grandi e fondamentali punti di contatto, tra i quali è facile ricordare l'unicità di Dio, l'immortalità dell'anima, un mondo intermedio nel quale, dopo la morte del corpo, l'anima viene pesata, il rispetto per i santi patroni, il rifiuto delle rappresentazioni sacre (l'iconoclastia), l'amore fraterno per tutti, la tolleranza verso le altre forme religiose, ma anche una particolare predilezione per la sacralità dei numeri tre ed otto.
A questo punto però scatta un meccanismo, non ancora chiarito nella sua essenza concreta ma legato certamente al nome del luogo: il paese diviene “IL SEPOLCRO”: qui viene trasportata una Reliquia di tale importanza e sacralità che neppure si può nominare. Da questo momento in avanti, per duemila anni, il luogo di Seborga diviene sacro, nessun esercito lo conquista, nessuno stato lo ambisce, nessun sovrano lo pretende, neppure lo si vuole nominare!
Con il trascorrere dei secoli queste particolarità restano intatte e la fama di Seborga, sempre coesistente con la segretezza della sua localizzazione, si diffonde nel mondo cristiano ma - si direbbe - solo ai livelli più alti. Persiste il particolare rapporto tra il paese e la Provenza orientale, e si assiste ad un periodo costellato da invasioni, distruzioni, saccheggi; Seborga è sempre salvaguardata, nessuno la tocca.
L'intervento di Ludovico il Pio e la creazione formale del Principato Imperiale, con la nomina del vescovo Claudio quale primo Principe, consente, attraverso le carte e pergamene giunte fino a noi, di scrivere una storia documentata e provata. Qualche difficoltà di lettura non impedisce di accertare lo stato delle cose e dei luoghi, consolidato con la “donazione” di Guidone; si riafferma la natura religiosa, anche se apparentemente eretica - si pensi a San Cassiano e allo stesso San Bernardo - di Seborga con la venuta di rifugiati Catari.
Senza avvertire il trascorrere dei secoli, si giunge alla seconda metà del seicento, con la coniazione delle monete del Principato e l'incredibile storia della “vendita” dello stesso alla Famiglia Savoia. Anche allora gli sconvolgimenti europei neppure sfiorano il millenario Principato, che si riafferma estraneo alle vertenze terrene, sempre accuratamente ignorato per la sua natura essenzialmente religiosa.
Ed ecco, per finire, la invenzione del regno d'Italia, la caduta della monarchia, il brevissimo intervallo di incertezza e, nel 1963, l'elezione del Principe, S.A.S. Giorgio I, riconfermata (unitamente all'adozione degli Statuti Generali) il 23 aprile 1995.
Il brevissimo ripasso è così concluso, ma restano da spiegare almeno alcuni dei misteri incontrati durante il racconto: la fine dei documenti seborghini rastrellati da Genova, ovvero l'esatta definizione della Sacra reliquia sepolta, non si sa dove, nel Principato.
Un luogo ricco di vibrazioni eteree, di emanazioni sconosciute, di quel meraviglioso sentore che fa esclamare, a chi venga con animo puro ed oneste intenzioni: ecco, sono giunto, è qui che voglio vivere, questo è il mio mondo. L'incontro tra il più grande - l'Impero - ed il più piccolo - il Principato, questo luogo incredibile che non è mai stato sfiorato da guerre, conquiste, persecuzioni, terremoti, eserciti, dominatori.
Tutto ciò, molto più di questo è il Principato di Seborga.Rispettatelo, se lo merita, ne ha diritto.
(SeborgaPress)