07 marzo 2008

Artificieri a Seborga per una bomba inesplosa

È stato fatto brillare mercoledì mattina (5 marzo) il proiettile risalente alla Seconda Guerra Mondiale rinvenuto nel muro di un'abitazione pochi giorni fa a Seborga.
Il paese, ha trattenuto il fiato per circa un'ora. Si sono occupati della bomba i militari della Brigata Alpina Torinese, Genio Guastatori, che hanno disincagliato il grande proiettile dal muro dove era conficcato dal 9 settembre del 1944, lo hanno trasportato a Monte Nero, vicino al Passo del Bandito, dove lo hanno fatto esplodere.

Le operazioni sono cominciate poco prima delle 10. Oltre ai militari artificieri, hanno garantito la sicurezza i carabinieri di Bordighera, con il Nucleo operativo, aiutati dalla protezione civile di Seborga - Vallebona e con il supporto dei volontari della Croce Rossa bordigotta.

La bomba era rimasta inesplosa durante un bombardamento tedesco, lanciata dalla zona dove oggi passa l'autostrada. La ragione dell'attacco era scovare un gruppo di partigiani che si sospettava trovasse rifugio proprio a Seborga. E infatti i cinque appartenenti ai gruppi di Resistenza furono trovati e fucilati. Fra loro anche due giovani ragazze di 18 e 20 anni. Quel giorno morirono altre sei persone: cinque componenti di una famiglia di Perugia e un anziano, che non si fermò all'alt poiché sordo e venne freddato da una raffica di mitra.
Per il tempo necessario alle operazioni sono stati evacuati alcuni stabili: quello di Giuliano Fogliarino, proprietario dell'appartamento nel cui muro esterno era nascosta, da più di sessant'anni, la bomba, oltre ad alcune altre persone che abitavano le case affianco. Gli alunni delle scuole del paese non erano presenti poiché partecipavano ad una gita.
A complicare il recupero dell'ordigno la sua posizione: a circa otto metri da terra. Un errore, anche piccolo, poteva essere fatale. La perizia degli operatori ha assicurato il disincagliamento in solo quindici minuti. Poi l'ordigno è stato caricato su un mezzo, sempre dei militari, e scortato fino ad un luogo deserto, per farlo esplodere in tutta sicurezza.

È stato scelto Passo del Bandito, sul Monte Nero: una zona che offriva ai militari un ampio spazio, lontano dalle abitazioni. (Lorenza Rapini - La Stampa)