Ieri, nella
meravigliosa atmosfera del monastero di Taggia, i sindaci Genduso del Comune di
Taggia e Ilariuzzi del Comune di Seborga, si sono sfidati in un dibattito sulla
paternità dell'olio taggiasco.
Un evento,
circondato dalla promozione delle aziende agricole locali e da una gara
culinaria sempre tra Seborga e Taggia.
La controversia, nata dal vice Sindaco
di Seborga e supportata da alcuni storici, ha potuto così promuovere l'immagine
dell'olio taggiasco, olivo che in realtà appartiene a tutto il ponente,
ritenuto tra i migliori al mondo.
Un giudice,
apre il dibattito tra i due sindaci, dando la parola attraverso il sorteggio
del lancio del luigino di Seborga al Sindaco di Taggia. Il sindaco ringrazia il
giudice per l'opportunità offerta per fare chiarezza.
Dice Genduso:
“Non poteva esserci luogo migliore come Taggia per fare giustizia sulla
paternità dell'olio taggiasco. La
presenza del Sindaco di Seborga fa onore e ripara alla gravissima offesa con grande presunzione poiche l'olio non
è di tutti ma di Taggia. La sfrontatezza di Seborga, l'insolenza rischia di
portare ragione al fatto che i liguri siano un popolo di bugiardi e ignoranti
con deprecabili affermazioni mentre i taggiaschi non sono così e occorre fare
giustizia. Si rievoca un antica contesa tra il popolo degli intemeli e il
popolo dei taggiaschi, in cui si ha il dovere di rappresentanza di tutti i
cittadini di Taggia. Nelle affermazioni di Seborga traspare un insinuazione
pericolosa perchè mette in dubbio l'autorità benedettina dei monaci in quanto i
veri autori dell'olivo taggiasco. dicendo che la comunià di Taggia erano degli
eretici, in quanto i monaci erano di Borgo San Dalmazzo scesi attraverso il
colle".
Interviene il
sindaco di Seborga, Ilariuzzi: “Ringraziando per l'opportunità avuta per la partecipazione, in quanto Seborga,
un piccolo Borgo con 100 anime è riuscito a scalfire la sicurezza con la quale
Taggia si appropria dell'olivo,
mentre noi cerchiamo attraverso studi storici di avvalorare la tesi che l'olio
taggiasco è di tutto l'estremo
ponente, nato dalle coltivazioni dei Benedettini che dalla costa francese si sono diramati in
tutto l'estremo ponente con le coltivazioni in grange. Seborga ha una
lunghissima storia, molto articolata, ma nata e vissuta interamente dai monaci Benedettini. I primi olivi di origine taggiasca sono in realtà nella chiesa di
San Michele a Ventimiglia, percui la popolazione intemelia è fautrice dell'olio
taggiasco. Seborga è un antico Principato in cui la coltura dei Benedettini
nella sua integrità era la base dell'economia. Oggi Seborga, riproporra
l'antica zecca dove avveniva il conio, e Seborga ha sempre combattuto a testa
alta difendendo i diritti di tutti i coltivatori dell'estremo ponente insieme
agli altri paesi. Una collaborazione importante perchè da soli non si può
andare avanti ma esclusivamente con l'unione dei paesi che portano avanti una coltivazione
importante come l'olivo".
Interviene il sindaco Genduso: “A questo punto, visto che non si riesce a
risalire effettivamente a una nascita storica, dovremo portare avanti l'ipotesi
degli studi scientifici, per appurare gli alberi taggiaschi più antichi. Infine, posso dire che l'ipotesi di Seborga è
alquanto difficile, poiché altrimenti i monaci Benedettini non lo
avrebbero chiamato olivo taggiasco".
Interviene il Sindaco di Seborga: “Confermo
la volontà di un rinvio
al processo in una terra un po più
amica, ossia quella intemelia e accettando ovviamente la sfida ricordando che
non esistono documenti nei quali i monaci Benedettini di quel tempo chiamarono
l'olivo... olivo taggiasco, se non gli
alberi descritti nel documento del 954 davanti alla chiesa di San Michele di Ventimiglia, scritto dai monaci,
ad oggi riconosciuti come olivi taggiaschi".
Il giudice si
ritira per la valutazione avendo ascoltato entrammbe le campane è interessante,
sono stati entrambi bravissimi per la loro capacità di recitazione.
Il giudizio
è impossibile, in quanto non esiste al momento un argomento decisivo a favore
dell'uno e dell'altro, ma la sfida teorica su dove sia stato piantato il primo
l'olivo la mettiamo da parte ma entriamo nella sfida culinaria in cui si
valuterà dove si cucina il piatto attraverso l'olivo.
Una dichiarazione
importante dal Professor Luigi Costanzo Oliva, deriva dal fatto che i monaci Benedettini di quel tempo, a Taggia, non avrebbero mai potuto chiamarlo olio taggiasco e
quindi non regge assolutamente la teoria del Sindaco Genduso, anche perchè in
quel periodo Taggia non esisteva, ma si chiamava Tambia, una delle uniche due città
liguri invase dai saraceni e di
conseguenza insediate.
E' stata la furbizia
di coltivatori di Taggia nei molti anni successivi, di intitolare
l'olivo a Taggia con il nome di taggiasco, ma appartiene a tutti perchè in contemporanea
è stato coltivato in tutto l'estremo ponente.
Infine, una bellissima frase
dell'assessore Ivan Lombardi, ha incoronato la giornata di sole e di grande
partecipazione di pubblico, asserendo che l'olio è di tutti e solo facendo un forte lavoro in comune riusciremo a
migliorare la valorizzazione dell'olio nostrano, di certo se non il migliore
uno tra i migliori al mondo.
(Nella foto: La ricciola in preparazione dal Ristorante Marcellino's alla sfida tra Seborga e Taggia).
F. Gorni
(Nella foto: La ricciola in preparazione dal Ristorante Marcellino's alla sfida tra Seborga e Taggia).
F. Gorni